Camillo a Orvinio
Avrebbe potuto continuare l’attività di fabbro di suo nonno, Camillo; ma le ferite riportate da suo padre nella prima guerra mondiale cambiarono il suo destino; grazie anche ad un’amorevole zia, che riversò anche su di lui l’amore ricevuto dall’avvocato borghese che l’aveva voluta a tutti i costi. Insomma, qualche storia ogni tanto finisce anche bene… in questi racconti la vita semplice ed allegra di bambini e ragazzi che avevano poco e niente, ma non per questo non riuscivano a giocare e divertirsi.
Camillo Fabriani
5i primi anni di vita di Camillo a Orvinio, qui nato nel lontano 1920. Si comincia però con una riflessione…
molti di quella generazione affrontarono un destino simile a quello di Camillo, che dovette lasciare paesello e famiglia per andare a studiare e lavorare a Roma, o più lontano. Camillo, però, ha avuto la voglia di tornarci, anziano, e sperimentare il benessere prodigioso che questo ritorno ha generato a sua moglie
la bella storia d’amore di sua zia ebbe i suoi riverberi anche sul giovane Camillo, grazie a lei sottratto alle esigenze più immediate della famiglia. Altri non ebbero la sua fortuna, di poter lasciare i campi per il lavoro intellettuale
Né Camillo né suo padre seguirono il nonno nell’attività di fabbro, in quella lontana Piazza del sole una volta centro del centro agricolo e contadino di Orvinio; sembra di vederlo, suo nonno, battere il ferro e lavorare il mantice per soffiare sul fuoco
Un’infanzia giocosa, quella di Camillo insieme ai suoi coetanei; che potrebbero spiegarci come si riusciva ad essere allegri con poco; o forse proprio grazie all’avere poco..
La COAR, una “sgangherata” compagnia teatrale, fatta di amici come fratelli attorno ad un prete disponibile; chissà quante risate si fecero quei ragazzi. Uno dei quali si divertiva anche a suonare le campane, turbando la quiete e la regolarità di una vita contadina che non conosceva ferie..